UNA SIGARETTA PER ROMEO E GIULIETTA
07.08.2016 Repubblica
"Romeo e Giulietta" Teatro Romano di Verona

Le abitazioni dei Capuleti e dei Montecchi sono urne di vetro a due piani che evocano gli abitacoli trasparenti di Damien Hirst, e nell'impianto di Maria Crisolini Malatesta le superfici sono imbrattate da scritte che hanno uno slancio da writers.

Aleggiano le parole e le note di "Amore che vieni, amore che vai" di De André. Il Romeo di Antonio Folletto è (a sorpresa) un ragazzo anfetaminico e atletico più che sentimentale.

La Giulietta di Lucia Lavia è una figura anaffettiva e dolce (neo)preraffaellita. Il già promiscuo e sballato Mercuzio è, con Alessandro Preziosi, un convinto soggetto grunge e pop rock. E via di questo passo, il Romeo e Giulietta messo in scena all'Estate Teatrale Veronese da Andrea Baracco, regista che per sua scelta dislivella e destruttura sia spazi che drammaturgie, professa una vocazione molto dedita a ri-raccontare la violenza e le dispute universali traducendole in faide, urti, arte in laboratorio. Ma non si può dire che questo testo tragico del Bardo sia stato attualizzato. La poetica di Baracco è tesa piuttosto ad analizzare e svelare l'indifferenza senza tempo che anima personaggi fin troppo retoricamente elevati a prototipi. Una qualche sua ragione ce l'ha: i due giovani protagonisti sono lucidi nella loro intossicazione affettiva, e Mercuzio ha l'oggettiva follia di un super ego logorroico. Aggiungiamo che qui la Balia ha il polso ben forte e opportunista di Elisa Di Eusanio, che frate Lorenzo (Gabriele Portoghese) è destituito dall'abituale alone filantropico e respinto al ruolo di un dandy. Mettiamo pure che i genitori delle due casate sono borghesi fino al midollo, che il concorrente Paride ha la flemma di Mauro Conte, e che gli altri, Benvolio (Dario Iubatti)e Tebaldo (Laurence Mazzoni), sono chi più audace chi più paziente nel contrapporsi dei "branchi", col musicista (Giacomo Vezzani) che è ad interim anche il Principe. In uno Shakespeare del genere sentiamo in po' l'abulia e il disamore di certi testi di Fassbinder, e se il costume di Giulietta è troppo da Ofelia, se quel Mercuzio appeso a testa in giù non ci sta, il finale prende. Mentre scorre Rock' n' roll suicide di David Bowie, davvero i due suicidi si fumano una sigaretta. Bello.

r.d.g.